Brunello Cucinelli: la storia del brand raccontata a PMI Academy

Gli altopiani della Mongolia, il cashmere, i pullover colorati che hanno fatto epoca, la crescita di un’azienda nata dal nulla e ora icona della moda italiana nel mondo: è stato un viaggio affascinante l’incontro con Riccardo Stefanelli, giovane amministratore delegato di Brunello Cucinelli Spa. 

Una classe di imprenditori di PMI ACADEMY, partita da Olbia alla volta dell’Umbria, ha vissuto un’esperienza che difficilmente dimenticherà.

La fabbrica è ai piedi del borgo di Solomeo, a due passi da Perugia, ed è sorta ristrutturando dei vecchi capannoni dismessi. La mano degli architetti l’ha trasformata in un luogo accogliente dove enormi vetrate garantiscono luce naturale ai grandi open space. Il benessere dei propri collaboratori è uno dei mantra del fondatore, fautore del capitalismo umanistico.

“Abbiamo duemilacinquecento dipendenti, per quasi il 70% donne, e oltre quattrocento laboratori esterni che lavorano per noi. Nessuno timbra il cartellino. Siamo maniaci dell’artigianalità e della ricerca del bello. Abbiamo un pool di sessanta creativi che quotidianamente lavorano per creare capi esclusivi. Ecco, l’esclusività è uno dei concetti tanto cari a Brunello.  Per questo motivo non siamo assillati dalla crescita vertiginosa. Abbiamo un fatturato che supera gli ottocento milioni di euro ma vogliamo crescere con gradualità, preferiamo uno sviluppo a medio-lungo termine”, dice Stefanelli.

Il parco intorno è vivacizzato da fontane che zampillano. In lontananza, il castello di Solomeo che Cucinelli ha acquistato e poi ristrutturato. A pochi passi, il teatro e le abitazioni di Brunello e delle due figlie. 

È un vero salotto, con giardini ben curati, spazi comuni dove regnano ordine e pulizia e dove si organizzano eventi pubblici che attirano migliaia di turisti. In questi giorni, accanto a fiori e piante che addobbano i balconi, angoli con zucche, fieno e i colori dell’autunno. Qui Cucinelli invita i suoi ospiti internazionali per fargli vivere l’essenza dell’italianità. Negli ultimi anni, Jeff Bezos, Gwyneth Paltrow e Cameron Diaz solo per citarne alcuni.

A colpire è la grande attenzione al territorio, alla comunità che lo vive e ai saperi e alle arti che esso custodisce. La lavorazione dei filati, provenienti da tutto il mondo, avviene rigorosamente in Italia. Una volta giunti nei laboratori di Solomeo, si tingono e si intrecciano, realizzando tessuti dalle caratteristiche preziose. Lo stesso vale per le shopping bags: potendo risparmiare oltre un milione e mezzo dall’acquisto di sacchetti in Albania, Brunello Cucinelli sceglie invece quelli realizzati in Italia, per un prodotto che restituisce il valore della produzione italiana in tutte le sue parti.

Abbiamo anche ascoltato la voce di qualcuno degli abitanti: “Il connubio Cucinelli – Solomeo è inscindibile e da questo mix è nato un brand conosciuto in tutto il mondo. La famiglia vive quotidianamente la comunità ed è un po’ questa la sua forza. Nonostante il successo planetario, sono persone molto attaccate alle proprie radici”.

Stefanelli aggiunge: 

“L’ecosistema Solomeo è un grande valore aggiunto per l’azienda. Brunello ha voluto creare la Scuola di alto artigianato contemporaneo per le arti e i mestieri di Solomeo per avvicinare all’azienda le nuove generazioni e fare in modo che il sapere e, soprattutto, il saper fare di nonni e genitori non vadano dispersi.”

“Visite aziendali come queste sono complementari alle attività formative che la nostra Academy offre. E siamo orgogliosi di dare ai nostri corsisti queste opportunità.

Prossima tappa Torino, a visitare Green Pea, il nuovo ultimissimo progetto di Oscar Farinetti.