Il futuro dell’Italia secondo Alec Ross.

Non ha la sfera di cristallo, tantomeno riesce a leggere i tarocchi. Ma se Jeff Bezos, Bill Gates e Tim Cook parlano quotidianamente con lui e Barak Obama lo scelse come consigliere per l’innovazione, un motivo ci sarà.

Alec Ross, saggista, docente alla Columbia University, è considerato uno dei maggiori pensatori e futurologi dei nostri tempi.  Ha abitato per anni in Italia e al nostro Paese lo lega un affetto particolare. Ci torna spesso, ha una cattedra presso Bologna Business School, conosce le questioni italiane e spesso ne parla.

Da poco si è espresso sul momento che stiamo vivendo.

Dal punto vista socio-economico, questi sono gli anni più importanti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le decisioni prese ora influiranno sul nostro futuro e su quello delle nuove generazioni. 

Sarebbe un errore guardare al passato e fare in modo che le cose tornino come prima: non è possibile. Bisogna lasciarsi alle spalle le imprese, i processi, le idee e le infrastrutture obsolete: le nuove tecnologie le hanno ormai superate e serviranno a dar vita a nuove aziende, nuovi comparti e, soprattutto, a creare nuova occupazione.

Deterranno il potere, in ogni campo, i possessori di dati. Entro il 2025 avremo 75 miliardi di dispositivi collegati a internet. Oggi sono 35 miliardi. Ma non perché le persone avranno più cellulari nelle loro tasche ma perché interi settori, tradizionalmente analogici, verranno digitalizzati. Si pensi all’agricoltura, alla moda, ai trasporti o alla manifattura.

Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia era a pezzi. Molte città erano un cumulo di macerie e tanti si trovavano in condizioni di povertà. Ma in questa situazione è emerso il carattere degli italiani che, nei momenti di crisi, sono un popolo forte e disciplinato. 

Si è affermata una nuova generazione di leader che ha costruito l’economia dell’età industriale che ha portato benefici di cui si può godere ancora oggi. 

Ora viviamo un momento storico simile al dopoguerra.

Joseph Schumpeter, un economista, e Pablo Picasso dicevano la stessa cosa: 

“Ogni atto di creazione inizia con un atto di distruzione”.

 

Negli ultimi vent’anni, l’economia italiana ha accumulato ritardi nei confronti di molti altri paesi europei. La pandemia ha solo accelerato tendenze ed evidenziato problemi che covavano sotto la cenere.

 

Per favorire una rinascita, come nel dopoguerra, ecco le mie indicazioni:

1. snellire la burocrazia, un vero ostacolo alla crescita.

Oltre scrivere e insegnare sono partner di un fondo di venture capital con asset che superano il miliardo di euro di valore. Abbiamo investito dappertutto nel mondo, ma non lo facciamo in Italia, nonostante le tante opportunità, proprio per l’eccessiva burocrazia.

2. Puntare sui giovani.

Ho 50 anni e quando in Italia siedo a dei tavoli sono spesso il più giovane. Quando questo accade a Londra o a Berlino, sono spesso il più vecchio. Questo per far capire come ancora i posti di potere siano appannaggio dei meno giovani.

3. Puntare sulle donne.

Troppo spesso il mondo del lavoro le penalizza. Creare le condizioni per dar loro la possibilità di fare carriera senza dover trascurare la famiglia è un salto culturale che dobbiamo affrontare.

4. Studiare.

Come nei paesi anglosassoni, l’apprendimento continuo dovrà essere una costante nella vita lavorativa di tutti. Solo così aziende e lavoratori potranno vivere un futuro roseo.